DISTURBI DEL LINGUAGGIO
I disturbi della parola possono essere di numerose specie e provenire dalle cause più svariate. Una grande divisione è necessaria per distinguere i disturbi del linguaggio in due nette categorie,
che si differenziano notevolmente fra di loro sia per la causa sia per i sintomi.
Una prima categoria è costituita dalle afasie (v.), termine col quale si indicano quei disordini sostanziali del linguaggio, in conseguenza dei quali il malato perde l'immagine motoria o acustica della parola, è, cioè, nell'impossibilità di parlare, pur avendo l'apparato fonetico (lingua, labbra, velopendolo, faringe) in ordine, e rispettivamente di capire il significato delle parole che ode, pur avendo integro l'apparato uditivo.
Questi disturbi dipendono da lesioni di determinate zone cerebrali. La seconda categoria è rappresentata dai disturbi formali del linguaggio, che si presentano quando il malato ha le zone cerebrali, destinate alla formazione e alla coordinazione delle parole, in ordine, ha cioè integro il ricordo delle immagini motorie delle parole, ma non parla correttamente per inadeguato funzionamento dell'apparato fonetico. Questo disturbo viene definito disartria in senso lato.
La differenza fra disartria e afasia è sostanzialmente questa: il disartrico saprebbe parlare, ma non può; l'afasico invece potrebbe parlare, ma non sa. Per le disartrie propriamente dette, e cioè per quelle che sono considerate uno dei sintomi principali di alcune malattie del sistema nervoso centrale, v. disartria.
Oltre a queste sono qui da ricordare fra le principalissime la bradiartria, o semplice rallentamento della favella, che si osserva nella malattia di Friedreich; la parola scandita, esplosiva con pausa fra una sillaba e l'altra, che è uno dei segni più frequenti della sclerosi multipla; la disartria bulbare (paralisi bulbare progressiva) in cui la voce è afona e quasi tutte le consonanti vengono elise, perché sono lese, nella loro funzione, tutte le componenti del linguaggio articolato (labbra, lingua, velopendolo e laringe).
Si descrivono ora alcuni fra i tipi più comuni di disartria in senso lato. Un modo di parlare caratteristico presentano i pazienti affetti da corea, da mioclonia, da malattia dei tic, in cui il discorso è interrotto ogni tanto dalle contrazioni muscolari che scuotono il malato. Questi per conseguenza parla precipitosamente, cercando di pronunziare il numero più grande possibile di parole nell'intervallo fra due spasmi consecutivi. Il movimento improvviso coreico interrompe a metà la parola, talvolta con uno schioccare di lingua; invece lo spasmo clonico della malattia dei tic provoca improvvisamente un grido o l'emissione involontaria di una parola.
Un disturbo, similmente spastico del linguaggio, ma esplicantesi diversamente, è la balbuzie (v.), cioè la ripetizione di lettere, di sillabe o di parole precedute o accompagnate da uno sforzo violento. È causata, secondo S. De Sanctis, da uno spasmo intermittente dell'apparato fono-articolatorio e, quando non dipenda da malattie nervose organiche in atto, la balbuzie presenta i seguenti caratteri: inizio nell'infanzia, disturbi respiratorî al momento dell'emissione delle parole, intermittenza del sintoma, scomparsa durante il canto.
L'aftongia è caratterizzata da spasmi nella zona d'innervazione del nervo ipoglosso, i quali compaiono ogni volta che il malato tenta di parlare, tanto da rendere assolutamente impossibile il linguaggio.
Col nome di blesità si designa comunemente una quantità di difetti di pronunzia consistenti nella sostituzione, deformazione o soppressione di una o più consonanti. Dipende generalmente da imperfezioni di manovra delle varie parti dell'apparecchio della loquela. Avviene spesso che i blesi non afferrino col loro udito la differenza tra la pronunzia giusta e quella errata.
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Giovanni Mingazzini
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